martedì 10 maggio 2011

Rapallo: La corsa finisce in tragedia.

RAPALLO -  Doveva essere un'altra giornata di festa, è finita invece in tragedia. Ancora un morto nel ciclismo. È ancora nitido il ricordo di Fabio Casartelli deceduto nel '95 sulle strade del Tour. Questa volta la tragedia si consuma al Giro d'Italia in una bellissima giornata di sole. Come quella di ieri, la terza tappa, da Reggio Emilia a Rapallo, doveva essere un'altra adatta ai velocisti. Nessuno poteva nemmeno lontanamente immaginare un epilogo così tragico. La tragedia di Wouter Weylandt - nel 2010, quasi esattamente un anno fa, il 10 maggio, vincitore nella terza tappa olandese del Giro - si è consumata a 25 chilometri dal traguardo nell'ultima parte della discesa del Passo del Bocco, il punto più alto della frazione di oggi, a 957 metri sul mare. Il belga faceva parte di un gruppetto di inseguitori e stava scendendo a velocità molto sostenuta. In una curva ha perso il controllo della bici andando a sbattere violentemente contro il guardrail. L'auto medica del Giro era dietro a lui e si è subito fermata. Immediatamente si è capita la gravità della situazione. Al corridore è stato tagliato il cinturino del casco e subito praticato un messaggio cardiaco. Sono stati chiamati l'ambulanza e l'elicottero del 118, che da Genova si è portato sul luogo dell'incidente trovando però difficoltà nell'atterraggio. È intervenuto anche il soccorso alpino. Impressionanti le prime immagini: il ciclista appariva con il volto insanguinato e la maglietta strappata sul petto. Weylandt è rimasto esanime sull'asfalto, i medici hanno cercato di rianimarlo. «Siamo arrivati immediatamente - ha detto il medico del Giro Giovanni Tredici -, eravamo dietro al suo gruppo. Era in stato di incoscienza, con una frattura della base cranica e con il massiccio facciale compromesso. Dopo 40 minuti di massaggio cardiaco abbiamo sospeso la rianimazione, d'accordo con il 118, perchè non c'era più nulla da fare». Gli ultimi chilometri della tappa si sono corsi in un clima surreale. «Noi siamo passati poco dopo l'incidente - racconta Gianni Savio, ds dell'Androni Giocattoli -. Abbiamo visto una scena agghiacciante». Si è capita subito la gravità della situazione, anche se i corridori non sono stati informati e lo spagnolo Vicioco, vincitore della tappa, ha tagliato il traguardo felice con le braccia al cielo.

DOMANI GIORNATA DI LUTTO Domani sarà una giornata di lutto al Giro d'Italia, e come oggi nel finale di corsa saranno annullate tutte le manifestazioni di festa. Lo ha annunciato il direttore Angelo Zomegnan, dopo la morte di Wouter Weylandt. «Lasceremo ai corridori la libera scelta di interpretare a loro volontà la tappa di domani. Qualsiasi scelta faranno noi la rispetteremo» ha detto Zomegnan. In mattinata ci sarà una cerimonia analoga a quella di ieri ad Alba per Pietro Ferrero, «Nel pomeriggio cancelleremo ogni musica e ogni festa, come fatto oggi negli ultimi dieci chilometri di questa sciagurata tappa». In tarda serata la direzione di corsa andrà ad accogliere all'aeroporto milanese di Malpensa la moglie e il padre del ciclista in arrivo dal Belgio. «Domani sarà una giornata di lutto alla partenza e all'arrivo. Abbiamo anche pensato che non valeva la pena continuare - ha detto il direttore generale di Rcs Sport Michele Acquarone - ma abbiamo parlato con i corridori e abbiamo capito che loro sono i primi a voler continuare per rendere omaggio a Wouter. Dopodomani riprenderemo la festa, lo dobbiamo al nostro pubblico, ai corridori e soprattutto a Weylandt».

ANNULLATA LA FESTA La direzione del Giro ha immediatamente annullato ogni festeggiamento del dopo-tappa. Imbarazzo anche da parte della Rai, che ha interrotto anzitempo la diretta. Mentre la Leopard, il team di Weylandt, si è chiusa nel suo pullman. Al termine della tappa clima mesto ovunque e molti occhi lucidi. Non ha fatto festa nemmeno la nuova maglia rosa David Millar. Purtroppo non è la prima volta che al Giro avvengono queste tragedie. L'ultimo lutto sulle strade della corsa rosa è stato Emilio Ravasio nel 1986: sbattè violentemente la testa sull'asfalto e morì dopo 15 giorni. Nel '76 uno spagnolo, Juan Manuel Santisteban, cadde in discesa come Weylandt nella prima tappa siciliana, andando a urtare anche lui contro un guardrail. Due anni fa andò meglio a un altro iberico, Pedro Horrillo Munoz: finì in un burrone nel bergamasco e venne ripreso con un elicottero. Riportò diverse fratture, rimase in coma ma dopo qualche mese si riprese.

MUSSEEW: "OGGI TUTTI IN LUTTO" «Oggi siamo tutti in lutto. Wouter era un giovane corridore che aveva tutta la vita davanti a sè. Quando l'ho visto cadere ho capito subito che era gravissimo. Lo stesso dramma subito da Fabio Casartelli». È la reazione, ripresa dai media belgi, di Johan Musseew, l'ex ciclista belga, vincitore di numerose classiche: dal Giro delle Fiandre all'Amstel Gold. Secono Musseew, «una caduta come quella di Weylandt non sarà mai evitabile. Una discesa si fa ad una velocità molto elevata e la protezione che portano i corridori non è sempre sufficiente per evitare delle ferite molto gravi».

L'ADDIO SUL SITO: "ERI UNICO" «Addio Wouter, tu eri unico»: questa la scritta che compare sulla home page del sito ufficiale di Wouter Weylandt, il ciclista fiammingo morto oggi al Giro d'Italia in seguito a una caduta. «Oggi scompare tutto davanti a questa notizia. Non esistono parole per descrivere questo dramma», si legge ancora sopra una grande foto del giovane velocista belga in tenuta da gara. «Tanta forza a tutti quelli che ti erano affezionati», si conclude il messaggio. Cliccando si accede alla pagine di Facebook di Weylandt, dove ognuno - si legge ancora - può lasciare un suo ricordo.

INCARICO A MEDICO LEGALE 
Il sostituto procuratore di Chiavari Francesco Brancaccio ha incaricato l'anatomopatologo Armando Mannucci di eseguire l'autopsia sul corpo del ciclista belga Wouter Weylandt, morto oggi in seguito a una caduta durante la terza tappa del Giro d'Italia. Mannucci, responsabile del Dipartimento di medicina legale dell'Asl4 Chiavari-Rapallo, si recherà domani in procura a ritirare l'incarico, nel quale sono stati esplicitati i quesiti utili per l'inchiesta.

"CORSA SCIAGURATA": CAROVANA IN LACRIME «In 29 anni che seguo il Giro un incidente così grave, mai visto uno morire sulla strada così». Le parole più forti sono quelle del medico del Giro d'Italia, Giovanni Tredici. «Una volta si diceva: è morto sul colpo. E questo è un caso così, non mi era mai capitato in tanti anni». L'anziano medico racconta particolare raccapriccianti sulla condizioni in cui ha trovato Wouter Weylandt. «Aveva una frattura importante al frontale con perdita anche di sostanza cerebrale - spiega -. Io sono intervenuto venti, al massimo trenta secondi dopo la caduta, ero proprio dietro di lui. Abbiamo lasciato sfilare i corridori del gruppetto e siamo intervenuti. La rianimazione è durata 45 minuti, come da protocollo del 118. Ma si è visto subito che non c'erano speranze e lo stesso 118 ha constatato l'inutilità delle manovre di rianimazione, che comunque sono state condotte adeguatamente anche con esperti del settore. Ma, ripeto, la situazione era disperata, gravissima. Così non abbiamo nemmeno spostato il corpo». La notizia si è sparsa in un lampo tra i corridori, tutte le squadre hanno voluto rivolgere il loro cordoglio alla famiglia di Weylandt, la cui giovane moglie Anne Sophie, che è incinta, e il padre arriveranno stasera alle 22,30 a Malpensa. Ad accoglierli ci sarà la direzione di gara. Il direttore Angelo Zomegnan, che ha convocato in serata una conferenza stampa, ha ringraziato lo staff medico «per quello che ha potuto fare e ha fatto in questo sfortunato e sciagurato Giro d'Italia». Ha raccontato di aver ricevuto molti messaggi di cordogli (da McQuaid, Di Rocco e Bugno, presidenti di Uci, Fci e Assocorridori) e un sms che sottolinea che nel ciclismo «tutti rischiano la vita in tutti i metri del percorso». Ha annunciato inoltre che domani sarà una giornata di lutto, senza musiche e feste. «Lasceremo ai corridori la libera scelta di interpretare a loro volontà la tappa di domani. Qualsiasi scelta faranno noi la rispetteremo» ha aggiunto. Possibile che i corridori decidano di fare la tappa di domani, da Quarto dei Mille a Livorno di 216 km, a ritmo lento e magari con arrivo di gruppo. In mattinata ci sarà una cerimonia come quella per Pietro Ferrero ad Alba. «Era previsto che a Tropea in località Sant'Eufemia venissero ricordate le vittime dell'incidente di Lamezia Terme - ha concluso Zomegnan - Purtroppo ne ricorderemo una in più». C'è stata perfino la tentazione di interrompere il Giro. «Abbiamo anche pensato che non valeva più la pena continuare - ha detto il direttore generale di Rcs Sport Michele Acquarone - ma abbiamo parlato con i corridori e abbiamo capito che loro sono i primi a voler continuare per rendere omaggio a Wouter. Dopodomani riprenderemo la festa e i corridori ricominceranno con tutto l'entusiasmo possibile. Lo dobbiamo al nostro pubblico, ai corridori e soprattutto a Weylandt».

WOUTER WEYLANDT, 27 ANNI Wouter Weylandt - il ciclista belga della Leopard Trek morto in seguito ad una caduta in discesa a circa 20 km dall'arrivo a Rapallo - era nato il 27 settembre 1984 a Gand e quasi esattamente un anno fa, il 10 maggio 2010, aveva vinto una tappa del Giro d'Italia: la terza, proprio come la Reggio Emilia-Rapallo di quel Giro che oggi gli è stato fatale. Weylandt aveva iniziato la carriera di professionista nel 2005 con la Quick Step (quest'anno il passaggio alla Leopard Trek), dimostrandosi subito buon velocista. Il 13 settembre di quell'anno la sua prima vittoria, nel Grand Prix Briek Schotte. Nel 2006 si segnala per l'abilità nelle volate, vince il Grand Prix de Vichte e la classifica a punti del Giro di Polonia. L'anno successivo Weylandt si aggiudica tra l'altro una tappa della Tre Giorni delle Fiandre Occidentali, una del Giro del Belgio e una dell'Eneco Tour. Nel 2008 il suo Palmares si arricchisce della prima vittoria di tappa in una delle grandi classiche d'Europa: quella della Vuelta di Spagna con arrivo a Valladolid. L'anno dopo, un'altra frazione della Tre Giorni delle Fiandre Occidentali. Il 10 maggio 2010, la corsa rosa nella quale oggi ha perso la vita lo rende felice. I concorrenti si trovano vicino al suo Paese, in Olanda, dove si corrono le prime tre tappe del Giro: Wouter si aggiudica, naturalmente allo sprint, la terza, la Amsterdam-Middelburg di 224 km, corsi alla media di 44,785 km. Precede sul traguardo l' australiano Graeme Brown e il tedesco Robert Foerster. Il 20 maggio il ritiro, due giorni che era rimasto coinvolto in una caduta assieme ad altri corridori. Ultimo successo del 2010, e di una carriera da onesto gregario, la Mons-Tournai, quarta tappa del Circuito franco- belga

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